SOCIETÀ

Spiagge del nord est Sardegna: un Paradiso destinato a consumarsi

“Benvenuti nel Paradiso terrestre” si potrebbe scrivere cosí su una guida per turisti. All’arrivo dei nuovi visitatori sull’isola si potrebbe parlare loro della millenaria cultura e degli usi e costumi caratteristici della popolazione Sarda. Si potrebbe deliziarli con le ricette della immensa tradizione. Guide a parte, la cosa che certamente rimarrà impressa negli occhi, nella mente e nel cuore dei turisti sono quei lembi di terra, colmi di sabbia finissima, che sono le spiagge. In questi luoghi, nella stagione estiva, si riversano, solo nella provincia di Olbia Tempio, migliaia e migliaia di bagnanti che possono godere delle fresche acque cristalline e trovare ristoro sotto l’ombra degli alberi e degli arbusti della macchia mediterranea. Questo ambiente,il litorale marino, dove sono ospiti i signori viaggiatori, e non solo, rappresenta, prima che uno spettacolo, una risorsa e in quanto tale dovrebbe essere tutelata.
È vero che sono numerosissime le spiagge poste sotto particolare regime di tutela e molti i tratti di mare che vengono inquadrati in un sistema di protezione. Penso per esempio alle Spiagge dell’Area Marina Protetta di Tavolara. Tuttavia sono anche numerose quelle spiagge che, già nella seconda metà del XX secolo, hanno visto sfaldarsi e scomparire alle loro spalle le dune, componente assai delicata e del tutto fondamentale per il mantenimento del microclima proprio della spiaggia. Perdendo così ció che rappresenta uno scudo dalle correnti e una riserva di sabbia. La duna, infatti, se assente, facilita il deterioramento del litorale, l’avanzamento delle acque e la scomparsa della flora. Il fenomeno è continuo, come lo sono i venti che in vario modo investono la spiaggia, ma le conseguenze, a breve termine, non sono sempre visibili. Nella foto di questo articolo, un semplice esempio di quanta sabbia, da un estate all’altra, si disperde a causa dell’assenza delle dune, alle quali si sono sostituite troppo spesso asfalto, case e altre strutture artificiali. Inutile denunciare la totale assenza in molte zone, specie quelle ad alta frequenza turistica, di strutture e di sistemi che salvaguardino questa componente. Tuttavia si potrebbe pensare, senza il rischio di affrontare una spesa troppo alta, a delle strutture, magari in legno, che contrastino la fuga delle sabbie alle spalle della spiaggia. Insomma, si potrebbe cercare di mettere una toppa artificiale a un danno che l’uomo stesso ha già prodotto. Sarebbe un primo e utile passo per continuare a mantenere vivo il mondo dei litorali.
Tanta è la strada da percorrere, anche culturalmente, nel mondo del rispetto dell’ambiente. La creazione di strutture di questo genere è un buon inizio, un ottimo esempio e un grande atto d’amore nei confronti di questo paradiso troppo spesso sotto minaccia.